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          Due 
            opere prime si sono aggiudicate il massimo riconoscimento nella terza 
            edizione dell’Ischia Film Festival, kermesse 
            dove a fare da protagonista è la location.  
            La giuria presieduta da Vittorio Giacci e Carlo Lizzani 
            ha premiato “Saimir”, di Francesco 
            Munzi, come miglior film italiano, e “La storia 
            del cammello che piange” di Byambasuren Davaa 
            e Luigi Falorni come miglior film straniero (la produzione 
            è tedesca). Due opere in cui il paesaggio, degradato nel primo 
            caso, arcaico nel secondo, sono funzionali alla storia e alla sua 
            rappresentazione visiva.  
            Miglior documentario è stato giudicato “I ragazzi 
            della Panaria” di Nello Correale (già 
            candidato ai David di Donatello), mentre tra i corti a spuntarla è 
            stato “Capolinea” di Mario Cosentino. 
             
            Premi minori sono andati ai film “L’iguana” 
            (miglior regia a Catherine McGilvray) “Tartarughe 
            sul dorso” (miglior fotografia a Paolo Bravi) 
            e Cow Girl (migliore scenografia a Detleff 
            Provvedi). Una menzione speciale della giuria al documentario 
            “Appunti romani”, ed al cortometraggio 
            “Puoi chiamarmi Virgilio”. 
            Momento clou della serata di premiazione, il Ciak di Corallo alla 
            carriera a Vittorio Storaro, autore della fotografia 
            tre volte premio Oscar, tra i più noti in Italia e all’estero. 
            A consegnare il premio un’altra autorità del cinema internazionale, 
            sir Ken Adam, scenografo preferito da Stanely 
            Kubrick e da oggi cittadino onorario dell’isola d’Ischia. 
             
            27 giugno 2005 | 
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          Giorgio 
              Pasotti e Fabio Troiano  | 
         
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