| 
     
      Il libro 
    
      Grazie a un’inedita mistura di 
      fondamentalismo religioso e fondamentalismo economico, la superpotenza 
      globale di Bush procede, tra lo stupore dell’Europa e del mondo, ad 
      attuare il suo disegno di conquista economica e controllo militare. Ma lo 
      stupore, argomenta Bocca, non ha ragion d’essere: il modello democratico 
      americano è sempre stato fin dai suoi inizi legato alla ricchezza – vista 
      come premio divino – e alla conquista, assai poco sensibile invece alle 
      tematiche sociali e all’egualitarismo, a differenza dell’Europa, nella 
      quale non solo la sinistra ma anche la destra ha sviluppato nel tempo una 
      sensibilità sociale. Fino alla Seconda guerra mondiale il modello 
      americano è stato una merce per il consumo interno, ma con la Guerra 
      fredda, poi con il liberismo reaganiano e infine con il crollo dell’Urss 
      il capitalismo aggressivo di marca Usa è diventato merce d’esportazione. 
      Il fatto nuovo, semmai, è la progressiva caduta delle giustificazioni, dei 
      pretesti di cui si ammantava: anche Napoleone nelle sue guerre aveva i 
      banchieri al seguito, ma oggi la divisione delle spoglie belliche è 
      addirittura pianificata a tavolino da un consesso di petrolieri e 
      affaristi alla corte del presidente. 
      Questa evoluzione non è rimasta senza conseguenze gravi anche nel paese da 
      cui si è generata: l’informazione da indipendente si fa sempre più 
      subalterna al potere politico e militare e i diritti degli individui 
      vengono intaccati sia negli Usa sia nei territori da loro controllati. 
      Mentre tutti, persino coloro che non ne condividono il progetto 
      globalistico, si affannano a negare l’esistenza dell’Impero – per paura di 
      essere accusati di antiamericanismo o peggio di connivenza con il 
      terrorismo islamico – l’Impero, ci dice Bocca in questo suo durissimo 
      nuovo j’accuse, esiste, colpisce e colpirà ancora.  
    
     | 
  
  
    
  
    | Giorgio 
    Bocca (Cuneo, 1920) è tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Al 
    suo attivo, in una carriera ormai cinquantennale, si registrano numerose 
    pubblicazioni in un vasto arco di interessi che spazia dall’attualità 
    politica e dall’analisi socioeconomica all’approfondimento storico e 
    storiografico. Tra le sue opere: Palmiro Togliatti (1973); La Repubblica di 
    Mussolini (1977); Storia dell’Italia partigiana (1966); Storia d’Italia 
    nella guerra fascista (1969); Il provinciale. Settant’anni di vita italiana 
    (1992); L’inferno. Profondo sud, male oscuro (1993) | 
   
  
    |   | 
   
  
    | 
     
      Giorgio Bocca presenta Basso Impero 
     
    
     | 
   
  
    Penso che 
    vale per Bush junior quello che è valso per molti altri presidenti 
    americani, che erano dei mediocri politici che però una volta sollevati al 
    potere avevano alle spalle uno staff talmente forte e potente… Il caso si 
    ripete con Bush, perché effettivamente fra i suoi collaboratori ci sono 
    delle persone molto intelligenti, che lo coprono. 
    Ecco, lui ha quel che Berlusconi non ha: Berlusconi non ha nessuno che gli 
    suggerisca di dire delle cose intelligenti, mentre invece lui è abbastanza 
    controllato, per quanto risulti da questo libro che è uscito sulle sue frasi 
    celebri, che è uno di un’ignoranza e di una stupidità eccezionale. Fra i 
    suoi collaboratori ci sono anche delle persone molto intelligenti. Sono 
    intelligenti in quanto uomini di cultura, uomini capaci di ragionamenti 
    sofisticati, però gente che ha ideato di fare la guerra all’Iraq in questo 
    modo mi pare che non sia capace di una funzione imperiale; mi paiono delle 
    persone molto condizionate dagli interessi, sia dell’esercito, che è una 
    macchina economica militare spaventosa che li condiziona, sia dagli appalti 
    alle ditte di cui loro sono azionisti. Quindi è un sistema in cui 
    l’intelligenza conto molto meno che gli interessi personali. 
    Secondo me siamo a un salto di qualità. Mentre il capitalismo precedente e 
    le democrazie precedenti avevano ancora un distacco fra la funzione politica 
    e la funzione militare ed economica, in questo le tre cose si sono fuse 
    completamente, per cui si può fare la guerra per poter finanziare 
    un’economia, un’economia che è composta da loro stessi, perché non c’è un 
    membro del governo Bush che non faccia parte di qualche grande corporation. 
    E quindi hanno degli interessi diretti. 
    Insomma, la questione del petrolio è stata fondamentale. Adesso finalmente 
    si capisce che a loro non frega niente della democrazia nell’Iraq né di 
    ricostituire una società democratica: gli importa soltanto di avere questa 
    fonte petrolifera. Secondo me anche quella è un’idiozia, perché loro il 
    petrolio potevano e possono benissimo comperarlo. Non si vede alcuna ragione 
    per cui debbano fare un’occupazione di un paese quando l’Iraq è costretto a 
    venderlo a loro, all’Occidente, perché a chi vuoi che lo vendano? 
    In questo libro dedico abbastanza attenzione a questa ambiguità terribile, 
    che è questa di questa religione incorporata alla mentalità americana e agli 
    interessi americani. Insomma, c’è questo Dio che gli serve per giustificare 
    tutto, e che è completamente diverso dal Dio dei cattolici, e dal Dio degli 
    asiatici. 
    È un Dio americano. È un Dio che gli giustifica il fatto di avere sterminato 
    tutti gli indiani. È un Dio che giustifica tutti i genocidi e lo schiavismo 
    su cui è nata la democrazia americana | 
   
  
    |   | 
   
  
    |   | 
   
  
    |   | 
   
 
     |